Ufficialmente superata la metà di stagione, Better Call Saul segna definitivamente la svolta dello show con un episodio che si conclude con uno spettacolare cliffhanger.
Il momento è talmente atteso che vale la pena cominciare proprio dalla sua analisi. Scampata la radiazione dall’albo ed ottenuta solo una sospensione di 12 mesi, Jimmy riorganizza i prossimi mesi della sua vita e, per liberarsi in maniera legale del vincolante contratto con il canale che manda in onda il suo spot pubblicitario, si improvvisa attore sotto falso nome. Ebbene sì, Saul Goodman ha ufficialmente fatto capolino, con l’energia ed il calore cui ci ha abituati in Breaking Bad: “è solo un nome”, dice un restio Jimmy ad una esterrefatta Kim, ma noi siamo consapevoli che dalla forza di quel nome originerà un fenomeno ben più ampio, un personaggio ed una vita alternativi. Questo spot non è altro che l’inizio di un’altra fase della vita di Jimmy, una contrassegnata non solo da un nuovo nome, ma anche (e soprattutto) dalla capacità di essere il miglior venditore sulla piazza.
Dopo l’udienza disciplinare, la storyline di Better Call Saul si è frammentata ancora più di prima. Se in precedenza sembrava di assistere ad una biforcazione fra i soli Mike e Jimmy, adesso i personaggi da seguire ed analizzare si sono moltiplicati. In particolare, Off Brand sembra voler calcare la mano sulle differenze fra i Salamanca (uso il plurale perché la presenza di Tuco c’è, sebbene lui rimanga non visto) e Gustavo Fring, i primi violenti ed incontrollabili, il secondo più ragionevole e razionalmente calcolatore, perseguendo nell’intento di raccontare la storia di quell’astio decennale che abbiamo visto culminare al termine della serie madre. Il crescente conflitto fra i due ci viene mostrato dalla prospettiva di Nacho, sempre più frustrato ed avvilito dalle conseguenze, che lui, in quanto pesce piccolo, avverte inevitabilmente più pesanti sulle sue spalle; se finora lo abbiamo visto rimanere dietro le quinte, possiamo star certi che presto gli verrà conferito lo spazio che merita nello show.
Nella famiglia McGill, invece, è Chuck quello che sembra starsi guadagnando un posto suo nella trama, a sé stante rispetto al fratello. Con la razionalità che solo un uomo di quell’intelletto può avere, il più grande dei fratelli pare intenzionato a vederci chiaro circa la sua malattia, per scoprire se ci siano effettivamente delle cause psichiche alla base. L’ennesima grande performance di Michael McKean conferisce un crudo realismo alla sua camminata solitaria e sofferente in mezzo alle strade luminose e colme di elettricità, tanto che risulta impossibile per lo spettatore non provare empatia per il suo personaggio, dopo aver faticato a capirne le ragioni finora.
Seguire un episodio eccellente come Chicanery e raggiungerne gli stessi clamorosi livelli era un’impresa pressoché impossibile, ma Off Brand ha fatto bene il suo dovere e, sebbene non sia stato eccellente come il suo predecessore, ha portato avanti le storyline e gettato solide basi per il futuro. Speriamo che gli autori si dimostrino bravi nel gestire la pluralità di sottotrame, tutte potenzialmente ottime, cui lo show sta dando vita.
A voi è piaciuto Off Brand, sesto episodio di questa terza stagione di Better Call Saul? Ditemi la vostra nei commenti!
Questa serie non mi delude mai, ogni episodio è un piccolo capolavoro, è la Serie con interpreti strepitosi e personaggi incredibili. Al momento non riesco a trovare elementi negativi di alcun tipo, un vero e proprio Masterpiece dei TV Show